La collaborazione con Maxidata mi ha portato in Gavi, Bardolino, Chianti Classico, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Etna, Romagna, Colli di Luni.

GIORNO 1
Allo stand del consorzio Gavi assaggio uno spumante metodo classico, un 2015, un 2010, un 2012 con sosta sui lieviti. Mentre il metodo classico mi lascia abbastanza indifferente, apprezzo la piacevolezza del 2015 (San Silvestro) con le sue note di mela verde, mughetto, erbe aromatiche ma soprattutto le note da evoluzione del 2010 (La Giustiniana) con miele d’acacia, gelsomino, mentuccia, buona sapidità e PAI di pesca gialla e crema pasticcera. Termino con il 2012 con riposo sulle fecce (Villa Sparina), di cui apprezzo le note di lievito, lemongrass, menta, erbe aromatiche, la concentrazione e la sapidità.
Allo stand del consorzio Bardolino mi consigliano di confrontare gli stili tradizionale e moderno nel Chiaretto. Nel primo caso i 2 campioni assaggiati il colore è più chiaro e i profumi sono di agrumi (mandarino, pompelmo) con accenno di fiori bianchi, confermati in PAI da gelee di pompelmo (maggior persistenza nel campione del 2014 su quello del 2015). Lo stile tradizionale si presenta con un colore cerasuolo e con profumi di frutti di bosco più che di agrume, erbe aromatiche. La PAI vira sui frutti rossi e le erbe aromatiche. Assaggio 3 campioni di rossi dal 2015 al 2013 e se il 2015 e noto come in 3 soli anni il colore vira dal rubino con riflessi porpora al granato. Il tutto è confermato dai profumi che in 3 anni cambiano dai piccoli frutti rossi, un accenno di rosa canina sintomo di gioventù fino ai più suadenti sentori fumè, di corteccia e erbe officinali, passando per sensazioni balsamiche già evidente nel campione del 2014. Apprezzo il buon equilibrio, la struttura giustamente debole ma elegante.
E’ la volta del Chianti classico e del riassaggio di 2 produttori noti, Casaloste di Panzano in Chianti e Torcilacqua di Tavarnelle Val di Pesa.
Mauro Bianchi di Torcilacqua inizia proponendomi un vino bianco, un esperimento dal nome Luna, che evoca un vino “freddo” e delicato attraversato da mela verde e fiori bianchi, un esperimento che appare ben riuscito, da riprovare. Quindi passiamo a un rosato di una certa grassezza e sapidità, con PAI di agrumi e erbe aromatiche, con colore rosa tenue da breve macerazione. Saltiamo il noto Chianti Classico e passiamo alla riserva 2010, tenendo però presente la base assaggiata da Enotop qualche mese fa della stessa annata. Il frutto è ben presente e ancora “croccante”, il bouquet è di un potpourri di fiori appassiti. Inteso e lungo di frutto in bocca. Quindi è la volta del Gran selezione 2013: in vendita da luglio e ancora un po’ chiuso, tuttavia si possono percepire le notevoli potenzialità: acidità, tannicità a promettere lunga vita, oggi intravediamo le note floreali, tostate, i frutti di bosco cui lascerà spazio la nota vegetale. Ultimo ma non ultimo il “Kay Zen” 2013, merlot in purezza; in bottiglia da un mese, un gioco di equilibri tra frutti rossi e tostature.
Da Casaloste assaggio la riserva 2011, rubino luminoso, già ben equilibrata, buon tannicità e acidità. Frutti rossi in PAI ancora croccanti. Quindi è la volta del “Don Vincenzo”, ancora un po’ chiuso, ma dove è già evidente la speziatura, la carnosità, il fiore appassito e la frutta macerata, che torna evidente nella lunga PAI…peccato essere stati lì per poco tempo…

GIORNO 2
Mi fermo quasi davanti allo stand Maxidata da Vanzini e confronto un Pinot nero del 2014 con uno del 2006, e faccio un salto dal colore rubino del primo all’aranciato del secondo, dove sembrano concentrati gli ultimi raggi di sole che scaldano la terra umida, passo dalla fragolina di bosco e pepe rosa ai sentori decisi di sottobosco, fungo, ciliegie sotto spirito. Volo dalla freschezza fruttata alla morbida sapidità, quasi si concedesse all’ultimo sorso.
Aggancio Fabio di Enotop quasi per caso nel corridoio che porta al Franciacorta, mi devo fare accompagnare da Villabella per cui seguo sapendo che “rischiavo di fare qualche tappa”. La prima è da Bosio, dove mi soffermo sul Brut Rosè, coi suoi profumi di cassis, ribes, e anche note di vermouth e di mandarino che torna in PAI. L’equilibrio e la personalità del produttore si esprimono al massimo nel “Girolamo Bosio” 2007, che dall’alto della suo 80% di Pinot nero, esprime note tostate di toffee, fungo, burro di arachide. Struttura notevole e lunga PAI che esprimono ottima corrispondenza agli aromi avvertiti al naso. Ci fermiamo poi da Tenuta Mazzolino, dove assaggiamo il “Camarà”, lo Chardonnay, il Pinot Nero base (“Le Terrazze”) e la riserva”Noir”. Buone conferme con il Noir 2013 ancora non pianamente espresso ma promettente (frutti rossi macerati, ben fusi con sensazioni di sottobosco e fiori secchi, un po’ di carnosità. Equilibrato, lungo).
Termino la giornata con una sosta da Terrazze dell’Etna, cantina appena introdotta da Enotop, di cui degusto, un po’ frettolosamente per onorare appuntamenti successivi, 3 spumanti metodo classico, un blanc de noir, un rosato e due rossi. Dal base chardonnay al base pinot nero, alla cuvee pinot nero con nerello mascalese il motivo comune è la freschezza di erbe aromatiche e la sapidità del terreno vulcanico. Interessante la versione con nerello mascalese con note di fragoline di bosco e di melograno. La vulcanicità si avverte ancora di più nel “Ciuri”, dove la mineralità si accompagna alle erbe aromatiche al bergamotto, alla frutta esotica; freschezza e sapidità in bocca confermano la piacevolezza degli aromi al naso. Notevole il “Cirneco “(100% nerello mascalese) di cui apprezzo l’equilibrio, la morbidezza, la fusione tra frutti rossi, spezie e note balsamiche. Tutti da riprovare con più calma.

GIORNO 3
Il terzo giorno riparto da una “vecchia conoscenza” emiliana, la Tosa per poi approdare nel Consorzio dei vini di Romagna, dove è invece quasi tutto nuovo.
Presso La Tosa cerco conferme nella Malvasia “Sorriso di Cielo”, che, ancora un po’ chiusa e con prevalenza di note floreali al naso, si esprime con bell’equilibrio gustativo e mi riprometto di assaggiarla tra qualche mese. Già pronto invece il Sauvignon, espressivo di melone, bosso e agrumi e “mediterraneo” all’assaggio e il “Luna selvatica” 2013, con note evidenti di frutta nera e spezie che tornano eleganti in PAI.
In Romagna il direttore del consorzio di tutela ci accoglie con un bell’abbinamento regionale tra Albana secco e salumi tipici dove svetta la coppa di testa (commovente), a seguire due versioni di Sangiovese 2014. Ho un’ulteriore conferma di come il vitigno si esprima con eleganza ed equilibrio (mi viene subito in mente la serata con Tenuta La Viola alla Coda del Gallo). Quindi ci sorprende con un vitigno autoctono riscoperto, il Famoso; vinificato in acciaio o in anfora, la macerazione esalta le note varietali di questo “parente” del moscato, evidenziando spezie orientali (curcuma, cardamomo) e fiori bianchi (mughetto), poi bergamotto e tea alla frutta. Se resiste negli anni come il colore “resiste” alla vinificazione in rosso… Infine due azienda amiche di Maxidata ci fanno assaggiare il Burson e il Centesimino. Questo è un passito che ricorda un Recioto, con una bella nota rustica di prugna e vegetale, mentre il Burson colpisce per il contrasto tra l’elevato tenore alcolico (15%) e la vigorosa spalla acida e la robusta struttura tannica…una sorta di via di mezzo tra un lambrusco e un cabernet franc.
Il mio Vinitaly si conclude insieme a un paio di colleghi e ospiti presso la Cantine Lunae. Parlando molto di tecniche di realizzazione dei “testaroli” che evocano ricordi di vacanze, voglia di ritornarne in quei luoghi, assaggiamo il “Fior di Luna”, un assemblaggio di vermentino e albarola, dalle belle note aromatiche ed equilibrio acido-sapido, quindi l’albarola in purezza, che condivide l’eleganza col primo ma sboccia nelle componenti più decise di fiori bianchi e agrumi, intenso, caldo e fresco allo stesso tempo. Terminiamo con il “Niccolo V”, con un bel assemblaggio di sangiovese, merlot e pollera nera in cui giocano sensazioni di frutto e di spezie (liquirizia, vaniglia) e un bell’equilibrio tra morbidezze e durezze.