Frutta e fiori freschi, pane appena sfornato, pasticceria, essenze aromatiche e spezie. I molteplici significati del termine “fragranza” sono evocati dal vino e in modo particolare dagli spumanti. Proviamo a sperimentarlo degustandone 5 tipologie che hanno fatto la storia e la tradizione della rifermentazione in bottiglia.

Iniziamo con la Blanquette de Limoux (Domaine Rosiers). In fondo ci sta anche per motivi storici, visto che è considerato il primo vino rifermentato in bottiglia, ad opera dei monaci benedettini dell’abbazia di S. Ilario; Dom Perignon avrebbe inventato lo Champagne anni più tardi. Ci sta anche perchè è il vino, tra i cinque di stasera, con la più breve maturazione sui lieviti (8 mesi) per cui il più immediato, sulla carta. La bottiglia aperta presenta un perlage al di sotto delle aspettative,  cerchiamo di non farci condizionare e apprezziamo al naso note di frutta fresca a polpa bianca, fiori bianchi freschi, crosta di pane.  Il sorso tuttavia conferma le note dolenti dell’aspetto, quasi non si avverte la pungenza della CO2, la cremosità. Sicuramente una bottiglia sfortunata…

Versando nel bicchiere il Franciacorta Saten 2011 di Majolini ritroviamo l’aspetto tipico di uno spumante metodo classico. Al naso si presenta con un lievito evidente (36 mesi di sosta) e note agrumate dolci, che immaginiamo fuse in una delizia al limone; segue un lieve profumo di spezie (vaniglia, cioccolato bianco) e di erbe aromatiche. In bocca l’elegante cremosità, sembra quasi lanciare, dopo “sgasata” blanquette, la pressione superiore dei vini successivi, in questo caso è normale viste le atmosfere inferiori dei Franciacorta Saten. Gli aromi di lievito prevalgono su quelli fruttati.

Il terzo vino che degustiamo è il Cremant d’Alsace, Cuvée Prestige di Aimé Stentz, che stasera mi colpisce particolarmente: la frutta esotica candita lascia presto intravedere una maggiore complessità che viene colta prima addirittura come ciliegia sotto spirito, poi “aggiustata” in una sensazione eterea, infine minerale da precursori di idrocarburi. a fare da contraltare sull’altro vertice del “triangolo della fragranza”, avvertiamo una bella nota di pan di zenzero, fiori d’arancio, arancia candita. In bocca è strutturato, sapido, fresco con un finale di menta a chiudere il fruttato secco.

E’ la volta di un “classico” Champagne (Améthyste di L. Barthélémy, 36 mesi sui lieviti) che si presente con un bel colore oro antico- oro rosa e fine perlage. Avvertiamo all’inizio nuance di sottobosco, che lasciano spazio  a frutta matura (pesca bianca), toffee, mineralità gessosa, a chiudere le fragoline di bosco e una nota leggermente animale. Lungo, di personalità, equilibrato, fine, gli aromi di bocca terminano con la fragolina di bosco. Dal colore ai profumi finali all’aroma di persistenza il 50% di Pinot Noir si sente.

Abbiamo citato abbazie e monaci, terminiamo con Abate nero e in modo particolare con la riserva 2007 “cuvee dell’Abate, prodotto di punta della casa, Chardonnay 100% e 80 mesi sui lieviti! Questa versione matura di Trento DOCG è uno spumante da “meditazione” con aromi di distillato di vino, babà al limoncello, poi di cardamomo, erbe e fiori di montagna. In bocca è morbido, oltre che fresco e sapido. Avvolgente, il giusto finale.

Infine collochiamo ciascun campione in un triangolo che può rappresentare i profumi e gli aromi tipici di uno spumante, che ricordo essere stato usato anni fa da un esperto degustatore della Franciacorta e che riutilizzo con lo spirito “copy smart”. Le emozioni che ciascuno vino ha suscitato le lascio nei ricordi personali di ognuno.