Tradizione o lifestyle? La Franciacorta e il suo festival sono entrambe le cose

Ritorno con un amico da “Il Mosnel”, due anni dopo una visita coi degustatori ufficiali, riassaggio da “Uberti” il Franciacorta Brut Rosè, più di dieci anni dopo la prima indimenticabile serata da Perbellini, oggi accompagnato dal sorprendente street food del “Il Trapizzino”.

Il Mosnel…la “mosna” in dialetto è la catasta di ciottoli e sassi che viene fatta per sistemare l’eccesso che affiora dal terreno ricco appunto di detriti ciottolosi e ghiaiosi di natura morenica, qua trascinati dal ghiacciaio che ha scavato il Sebino. Seppur basse queste colline sono in grado trattenere il clima “mediterraneo” del lago, tracciando una linea che divide il microclima in due, la zona a nord è più fresca e quindi più generosa di Pinot Bianco. Lo Chardonnay la fa da padrone dappertutto, il Pinot Nero è un po’ più riparato a ridosso delle colline.

Il Pinot bianco, seppur in percentuale inferiore agli altri due, è evidente nel Pas-Dosé de il Mosnel che, pur aprendo vigoroso con note di lievito di birra, lascia emergere in seguito nuance di frutta esotica e ancor più profumi di fiori bianchi caratteristici del vitigno.

Lo Chardonnay è il protagonista del Saten 2011 de il Mosnel. I riflessi oro verde sulla trama paglierina anticipano la grande freschezza che caratterizza il prodotto, che invoglia al riassaggio tanto che la quantità ben superiore a quella di degustazione si “lascia bere” con rapidità. I profumi di pasticceria e di crema di limone giostrano con sentori più freschi, prima addirittura di finocchio, lavanda e cardamomo poi, in PAI di mentuccia e lemongrass. Grande eleganza, “da spettinarsi”

Lo Chardonnay è ancora protagonista della cuvee del QuiQue, seconda edizione di un nuovo prodotto di Uberti, una selezione di 5 annate diverse dei vigneti che ogni anno esprimono meglio lo Chardonnay. La fermentazione in tino grande dona al prodotto intensità eleganti di profumi boisé, fumè, cipria, tostature (caffè). In bocca lascia un ricordo quasi franco di torrone. Notevole la struttura.

Il Pinot Nero impreziosisce con le delicate sfumature ramate il “Pas Rosè” di Il Mosnel, o e entra un po’ più spavaldo nella cuvee del Rosè di Uberti,  differenze anticipate dalla diversa intensità di colore. Il primo emerge alla distanza con una lunga PAI di ribes e la nocciola, alternate a note delicate di pan brioche e a una cremosità elegante. Il secondo rompe prima gli indugi con aromi intensi di frutti rossi, rosa e mandorla.

Vendemmia manuale, cuvee da vini fermentati in barrique, tini grandi, acciaio in vasche verticali e orizzontali (usate per i vini d’annata per la maggior superficie disponibile di contatto coi lieviti), tecnologia per il remuage e il degorgement…c’è una linea qualitativa che accomuna i Franciacorta che ho assaggiato in questi anni. L’eccellenza è questione di sfumature.